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evoluzione del rapporto culturale nel tempo ... ci proviamo

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probabilmente e' un topic che mi scrivero' e che mi leggero' da solo ... ma non importa.

l'idea e' venuta dal topic della juve, solo che adesso organizzare un discorso cosi' ampio ... non saprei proprio come fare

andiamo a braccio:

- uomini di cultura
- cos'e la cultura -> risposte non esaustive
- la cultura si diffonde ?
- mezzi di diffusione della cultura
- evoluzione del pensiero

e gia' qui mi sono perso ...

io partirei da Dante, quindi non dall'inizio ma gia' da meta' tre quarti della scala temporale.

partirei da Dante perchè cio' mi consente di parlare del "sapere" e del "sapere unico", che e' una cosa diversa dalla cultura e che e' un po' il contrario del sapere specifico tipico della nostra epoca.

cioe' Dante viene ritenuto a torto o a ragione IL sapiente dell'epoca, lui sapeva tutto: filosofia, storia, medicina e via dicendo

sapeva tutto perche' ... studiava e perche' all'epoca non vi era la suddivisione in materie e branchie.

io mi sono laureato in economia (e commercio) parecchi anni fa, ancora oggi studio (nel senso che mi studio materie utili per il mio lavoro) ma rimango una persona specializzata in un ambito

all'epoca di Dante ( e in tutte le epoche precedenti) le cose erano diverse, i maestri si confrontavano coi propri studenti e li stimolavano ad approfondire, il metodo peripatetico ( la discussione faccia a faccia, il confronto di idee ) e' un metodo potentissimo di perfezionamento ed aquisizione di idee, gli studenti - se volenterosi - crescono ed imparano a ritmi cui oggi non siamo abituati

diciamocelo, basta vedere l'impreparazione dei ragazzi di oggi sulle basi filosofiche fondamentali e vederli ancora sulle stupidaggini accessorie ... e' spaventoso.

un ragazzo di oggi non sa nulla su chi e' o da dove viene, su quale sia il suo scopo nella vita, nulla dei dibattiti tra bene e male ma non ha alcuna difficolta' a comunicare con un suo coetaneo che risiede dall'altra parte del mondo

ovvero: c'è una enorme comunicazione, non vi e' passaggio di "sapere" (nell'accezione dantesca del termine)

in un'epoca in cui tutti i libri piu' importanti possono essere condivisi con un click abbiamo gli studenti (mediamente) piu' ignoranti di sempre , come e' potuto accadere ?

non ho tutte le risposte ma ... beh, intanto scremando quel 30% a cui non importa nulla di acquisire un bagaglio anche minimo di conoscenze io direi perche' il metodo di apprendimento e' sbagliato.

oggi la cultura si trasmette, una persona sa delle cose, sa spiegare delle cose, lo studente impara delle cose e a sua volta sa spiegare delle cose, ad ogni passaggio si perde una percentuale, il metodo e' inefficiente.



questo e' un passaggio normale che accade quando la trasmissione delle conoscenze avviene a senso unico.

con il dibattito e il confronto di idee invece la parte che viene persa inevitabilmente viene in qualche modo recuperata attraverso la stimolazione delle idee.

quindi per esempio un Platone che impara da un Aristotele non ne e' semplicemente studente ma allievo, cioe' ne impara le basi, le apprende ma poi le reinterpreta o magari dopo averle comprese le rifiuta ed elabora una sua filosofia.

era abbastanza normale che gli allievi si discostassero dai loro maestri perche' era abbastanza normale che i migliori allievi fossero poi in grado di formarsi idee proprie e dare un contributo proprio.

facciamo uno stop altrimenti apro troppe parentesi ..

mezzi di informazione

non ce n'erano ... si qualche manoscritto ma le persone in grado di scrivere erano talmente poche si potevano dire trascurabili.

le pergamene e gli scritti erano talmente rari che ben si poteva dire fossero preziosi.

questo e' anche il motivo per cui le famiglie nobili rimanevano alla guida degli stati, un ricambio era semplicemente impossibile: denaro, cultura e ricchezza rimanevano nelle salde mani di pochi e gli unici cambiamenti possibili erano quelli ottenuti in punta di spada.

poi, quasi ai nostri tempi accadono due cose. la stampa e il commercio.

la stampa consente la diffusione degli scritti, per la prima volta da sempre possono venire concepite idee rivoluzionarie quali:

"diamo la possibilita' a tutti di studiare fio ad un certo punto e poi la possibilita' ai piu' meritevoli di emergere per il bene comune "

l'idea e' talmente rivoluzionaria che incontra delle reazioni, la nobilta' capisce che posti prestigiosi potrebbero essere messi in discussione non piu' assegnati per diritto di nascita: serviva blindare le porte del palazzo (non ne parlo ma e' un bell'ambito anche questo)

e il commercio crea una nuova classe sociale mai esistita prima: la borghesia

mano a mano che i borghesi diventano ricchi si travestono da ricchi prendendo da essi quelle caratteristiche che non possedevano nelle generazioni precedenti ... tra cui l'accesso alla cultura ( i circoli del the non saranno piu' esclusività dei nobili).

la borghesia ha una caratteristica che va capita: ruba i soldi alla nobilta' ricca rendendola povera ... beh ... meno ricca.

il lavoro non e' tra i valori del nobile, il nobile compra ci che gli serve e cio' che aumenta il suo status, altri lavorano per lui.

ma attraverso il lavoro e il commercio, il vendere cose ai nobili, il borghese si arricchisce, compra ville, terreni, vestiti costosi , gli assomiglia sempre di piu' se non nel modo di parlare e di atteggiarsi.

rammentate che quando si parla di rivoluzione francese la lotta che avviene non e' quella tra nobili e popolo ... il popolo non c'entra mai niente, e' sempre messo in mezzo a fare da esercito ... la lotta e' tra nobili e borghesi.

e la democrazia e' una espressione borghese, nel senso che e' una espressione della "borghesita' " (che non si puo' dire ma e' per farvi capire che le nuove regole erano espressione di un modo di vivere che nulla ha che fare col popolo ).

e di nuovo stop

in tutto questo non ho mai dato una definizione di cultura.
secondo me non si puo' dare, tant'è che questo termine si intendono tante cose.

io partirei dai "dati", poi "informazione", poi "comunicazione".

il dato in se e' un elemento che non ha significato ma messo a sistema con altri dati costituisce una informazione

i dati sono come le singole pennellate su un quadro

l'informazione quindi e' un insieme di dati. a volte l'informazione porta con se dei significati che vanno oltre la mera rappresentazione, dei valori

quindi il quadro che raffigura un contadino che taglia il grano potrebbe portare con se il valore del lavoro, del proletariato etc, etc... (faccio per farmi capire)

l'informazione con dei valori condivisi o condivisibili - secondo me - è cultura.

ovvero: esistono moltissime forme di cultura ma credo che praticamente tutte abbiano come fattore discriminante la comunicazione, l'esternazione e il rivolgersi all'uomo.
tant'è che in una delle definizioni di cultura si fa riferimento alla trasmissione generazionale perche' un certo tipo di cultura contraddistingue (cioe' distingue tra) un gruppo di uomini e altri gruppi di uomini.

personalmente non condivido molto invece le definizioni che confondono la cultura con le informazioni.

se io so tutto di managerzone non sono una persona acculturata su managerzone, sono una persona informata su managerzone ... perche' cio' non coporta l'essere portatore di valori ( ripeto: e' una mia idea)

per ora stoppo qua
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Ri: evoluzione del rapporto culturale nel tempo ... ci proviamo

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scaramozzino wrote:
in tutto questo non ho mai dato una definizione di cultura.
secondo me non si puo' dare, tant'è che questo termine si intendono tante cose.


Non so se la condividi, è negli argomenti che sto studiando proprio adesso.

Nell'ambito sociologico la cultura è definita come quell'insieme di norme, valori e simboli caratteristici di un certo gruppo di persone che la utilizzano in un certo periodo.

Mi posso anche riallacciare alla morte di Mandela e al discorso razzismo. Il razzismo di oggi sicuramente e fortunatamente non è paragonabile a quello dei tempi di KKK e segregazioni varie nel 900 (almeno per quanto riguarda la maggior parte delle società moderne).

Il razzismo di oggi è a mio parere una mancanza di consapevolezza delle differenze culturali. Sono convinto che molti di quelli che fanno buu, o denigrano persone per le loro caratteristiche fisiche o culturali, lo fanno perchè non le riconoscono "come loro simili". Le vedono diverse, perchè lontane dalla propria cultura.
Interessante sarebbe mettere in relazione, far conoscere un "razzista moderno" con un nero, o giallo, o un discriminato qualsiasi. Sarei pronto a scommettere che nel caso in cui il razzista imparasse a conoscere il nero, imparerebbe anche ad apprezzarne la cultura e dimenticherebbe totalmente il colore della pelle, rispettando di conseguenza anche il resto dei neri.

Purtroppo gli stereotipi ai quali siamo abituati non aiutano questo processo.
Balcanici = delinquenti
Nord africani = clandestini che ci rubano il lavoro

Molto ammortizzato è invece
nero = schiavo

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Io, stando ancora a scuola (purtroppo ;(), posso dire che la mentalità che ci formiamo è influenzata soprattutto da ciò che si è imparato a scuola perchè quella è l'età dove 6 + influenzabile e + predisposto a imparare (con l'avanzare dell'età mettersi sui libri a studiare diventa sempre + duro). Quindi, se un prof ti da un esempio sbagliato o ti mette in testa degli stereotipi, difficilmente poi ti distaccherai da quello che hai imparato e sentito da lui. Poi sono fondamentali anche le idee che ti trasmette la famiglia e le personi che frequenti.

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Argomento troppo ampio, non saprei nemmeno da dove cominciare. Ho sempre dato per scontato di conoscere il significato di cultura e quindi di saperne dare una definizione...mi sono dovuto ricredere. Io credo che oggigiorno il compito della scuola e degli insegnanti sia quello di istruire, la cultura se la deve fare lo studente (o ex studente) facendo esperienze, confrontandosi con il mondo...
Certo, una diversa istruzione alla base può influenzare lo sviluppo della cultura di un individuo, ma non sempre chi è più istruito è anche più acculturato...
Se poi bisogna riferisi invece alla cultura di una comunità, di un popolo...beh il discorso doventa più ampio e complesso, con molte più variabili da tenere in considerazione...non basterebbe un libro per parlarne

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fabio-92 wrote:
Nell'ambito sociologico la cultura è definita come quell'insieme di norme, valori e simboli caratteristici di un certo gruppo di persone che la utilizzano in un certo periodo.


mi piace ;)

- prendo l'insieme "cultura" e la osservo sotto un profilo, quello sociologico

- definisco un tempo da A a B

- chiudo la cerchia ad un gruppo di persone

a quel punto posso osservare le norme, i valori e simboli del gruppo

da notare che la cerchia non e' necessariamente geografica e a tal proposito sapete chi sono i migliori detentori di dati da questo punto di vista ?

facebook e google ... plus credo che si chiami ... l'alter ego di facebook che ha per l'appunto introdotto le cerchie ... e che prima o poi dovro' studiarmi ...

direi che piu' o meno ci siamo, la discriminante e' l'uomo nelle sue manifestazioni condivise o condivisibili

resto invece un po' perplesso quando abbiamo a che fare con l'arte o l'artista, non sono sicuro che questo tipo di cultura possa essere esaustivamente studiata in ambito sociologico.



fabio-92 wrote:
Sarei pronto a scommettere che...

qui ci sarebbero alcune cose di cui parlare piutosto interessanti, per esempio tra neri di New York che si rispettano e' normale chiamarsi "negro" ... anzi, è addirittura considerato segno di rispetto.

Sull'argomento razzismo vi consiglio uno stralcio di uno spettacolo di Paolini

https://www.youtube.com/watch?v=AWqAFR4iu3U

dal 10 minuto fino a ... dove reggete perche' e' una cosa pesante

il razzismo e' l'evoluzione di idee evoluzionistiche darwiniane e quindi e' sicuramente condizione culturale ( ovvero credere in certi principi oppure no).

faccio un esempio: se noi credessimo che gli animali fossero nostri fratelli e figli non potremmo piu' (eticamente parlando) mangiare carne.

a seconda dei valori che condividiamo ci potremmo collocare nella sottocerchia dei vegetariani o dei vegani.

jimmy96love wrote:
Io, stando ancora a scuola (purtroppo ;()....

ragazzo mio qualcuno te lo deve dire, mi dispiace che debba essere io:

punto primo: la scuola e' il piu' bel periodo della vita, non hai la vaga idea di come tu non possa avere piu' tempo per te stesso dopo, quando a scuola non ci sarai piu'

punto secondo: tu hai una opportunita' enorme che a me e' stata negata (perche' non esisteva la tecnologia all'epoca ... neanche tanti anni fa)

tu puoi cercarti gli ambiti culturali che piu' ti piaccono e coltivarteli.

con kindle, i libri on line, i corsi on line, i siti web di appassionati ognuno di noi - oggi - puo' formarsi un pacchetto di conoscenze che erano impensabili anche solo 10 anni fa.

il modello di sviluppo che abbiamo conosciuto fino ad oggi e' morto ( checche' ne dicano i vostri insegnanti o i nostri politici)

la societa' dei consumi ha fallito, perche' e' priva di valori e di cultura, unico scopo della societa' dei consumi e' di sostenere le aziende, anche a scapito delle famiglie o dei singoli

il valore creato dalla societa' dei consumi viene incorporato dalle multinazionali, non dai cittadini comuni.

vi giro uno dei monologh piu' belli di tutti i tempi:

https://www.youtube.com/watch?v=ccTfrb8NIuM

notate come la sensibilita' dell'artista si strugge su questioni di cui il cittadino comune neppure percepisce

ecco perche' sopra scrivevo che rimango perplesso quando si parla di arte, perche' l'artista va oltre il suo tempo e oltre la sua cerchia

Pasolini non parla di cerchie perche' all'epoca non esistevano, ma di fatto ... si ... lo fa, ascoltate e ri-ascoltate le sue parole fino a padroneggiarne i concetti espressi

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scaramozzino wrote:
tu puoi cercarti gli ambiti culturali che piu' ti piaccono e coltivarteli


La possibilità materiale viene messa a disposizione. Sicuramente però, sai meglio di me, che l' interesse di molti è quello di rendere questo processo di "auto-culturizzazione" di fatto impossibile o comunque talmente pieno di ostacoli da far uscire dalla nuvola solo un numero molto limitato di teste.

Lo dicevi giusto nell'argomento iniziale del thread, non siamo abituati a pensare, ci vengono immessi nella testa slogan, luoghi comuni e convinzioni che fanno comodo a chi sappiamo, e per andare oltre questo ci vuole una forza, secondo me, superiore alle generazioni passate. Anche se su questo non mi spingo oltre, perchè non so come fossero le scuole ai tempi andati, e non so come le generazioni uscite dalle scuole di oggi saranno fra 50 anni...

scaramozzino wrote:
il valore creato dalla societa' dei consumi viene incorporato dalle multinazionali, non dai cittadini comuni.


Parliamo di plusvalore marxiano? Che bello mi sto ripassando sociologia su MZ :D

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La cultura non è più oggi intesa nel suo significato più profondo, quello che si aveva un tempo a partire dai grandi filosofi greci. La cultura non è più vista come strumento per vivere, ma come strumento per raggiungere l'obiettivo che ci permetterà di guadagnare, e basta.

Nella maggior parte dei casi, infatti, la cultura è intesa semplicemente come ciò che ci permetterà di diplomarci, laurearci, lavorare. Per cui ci basta quello stretto indispensabile che ci permetterà di andare avanti nel nostro settore, e poi il resto lo imparasse chi ne ha bisogno o chi ne ha voglia.

Dunque in questo senso siamo nella posizione diametralmente opposta che si era raggiunta anche nel Medioevo con l'enciclopedismo in cui un vero sapiente era colui che poteva parlar di qualunque cosa a chiunque, dunque doveva essere anche un divulgatore della cultura. Oggi, eccezion fatta per rari casi, non importa a nessuno insegnare agli altri qualcosa a meno che non dietro pagamento.

Mancano i divulgatori ma mancano anche gli affamati di cultura. Nessuno scriverebbe, in poche parole, qualcosa come il Convivio di Dante. Un'opera per tutti, un banchetto a cui tutti gli affamati di cultura potessero partecipare. Ora però io sono affamato di frittelle, magari ne riparliamo in seguito ;)

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scaramozzino wrote:
ragazzo mio qualcuno te lo deve dire, mi dispiace che debba essere io:

punto primo: la scuola e' il piu' bel periodo della vita, non hai la vaga idea di come tu non possa avere piu' tempo per te stesso dopo, quando a scuola non ci sarai piu'


Non sono tanto convinto di questo ;) L'università penso sia il periodo + bello e non vedo l'ora di andarci H La scuola non mi ha mai appassionato fin da piccolo ;(

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jimmy96love wrote:
Non sono tanto convinto di questo ;)

me lo saprai ridire ... :D


fabio-92 wrote:
ai tempi andati

ai tempi andati c'era il rispetto per la cultura: il MAESTRO di scuola (elementare ...quindi niente di che ... ) era una persona a cui portare rispetto, a cui ti rivolgevi con un VOI.

oggi l'insegnante e' uno sfigato (dall'ottica dello studente) perche' nel frattenpo c'è stato un cambiamento epocale.

cioe':
una volta studiare era un modo per cambiare casta ( scusate se mi esprimo con un termine improprio ma e' proprio per rimarchiare che se nascevi figlio di operaio, o di contadino nei secoli eri condannato ad essere contadino od operaio, per la prima volta, attraverso lo studio potevi diventare DOTTORE ed avere accesso a tutto un altro mondo)

credo sia questo il cambiamento epocale degli ultimi anni e che ancora dobbiamo inquadrare.

ci stiamo interrogando se quel periodo storico sia stata sola una parentesi, se questa crisi sia anche una restaurazione (cioe' il ripristino di una situazione precedente)

fabio-92 wrote:
Parliamo di plusvalore marxiano? Che bello mi sto ripassando sociologia su MZ :D


eeeeehhhhhh no, per la verita' no

pero' probabilmente non vi e' molta differenza.

mi riferisco proprio al valore che il marchio crea e che aumenta il valore dell'azienda (valore inteso proprio come valore economico)

dunque... prendiamo un marchio prestigioso ... Gucci, piuttosto che Prada

una borsa di Gucci viene venduta a ... 1200 euro (supponiamo)
i materiali saranno ... 100 euro a semilavorato poco piu' poco meno
supponiamo di metterci altri 100 euro di manodopera.

una azienda normale e che lavora bene puo' permettersi di raddoppiare e vendere a 400.

marchi come Gucci, Nike etc riescono ad duplicare il prezzo di vendita attraverso operazioni di marketing che fanno percepire qualcosa di diverso al consumatore finale.

in alcuni casi infatti non parliamo piu' di vendita di una borsa da donna o di un cellulare ma di uno status simbolo, che in quanto simbolo deve avere un prezzo che faccia in modo che pochi se lo possano permettere.

questo valore, cioe' il valore che va oltre il normale guadagno industriale ( fate conto che solitamente e' il 100% sulle spese e su cui poi si puo' concedere la scontistica ai distributori del prodotto.... questo valore dicevo , e' un valore psicologico, indotto, non razionale.


qui siamo uomini .... facciamo l'esempio su un telefonino.

io ho un samsung S2 ... sono un imprenditore e lo uso per lavoro, ma comunque non lo sfrutto appieno, e' uno smartphone che ha delle potenzialita' enormi, direi molto di piu' di quel che mi serve.

bene: e' comunque uno smartphone sorpassato e molti ragazzini che NON ci lavorano ma cazzeggiano hanno telefoni piu' costosi

non vi e' una ragione logica affinche' questa cosa avvenga sul serio... voglio dire, sono quasi sicuro che nessun ragazzino abbia la necessita' di poter gestire dal telefonino il fax, uno scanner per codici a barre, dei fgli excell per i listini prezzo, le email e la visione delle fatture ...


abbiamo un po' divagato ma e' bello anche cosi' :D
Edited: 08-12-2013 20:58
Total edits: 1

Ri: evoluzione del rapporto culturale nel tempo ... ci proviamo

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Mi piace la tua teoria dell'imbuto dell'apprendimento: io so 10, ma la mia capacità di farmi capire è 7, così come magari la volontà di ascoltare è 5, quindi di quello che so io solo una parte verrà percepita dalle persone a cui la spiego.
Se la conoscenza venisse trasmessa solo oralmente allora non ci sarebbero falle, ma oggi un qualunque "studente" può approfondire ciò che il professore gli ha spiegato grazie a numerosi mezzi, quali internet, documentari etc...
Entrano così a far parte di quella che possiamo chiamare cultura personale, anche i nuovi media... senza i quali la nostra capacità di apprendimento sarebbe molto limitata.

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road619runner wrote:
Mi piace la tua teoria dell'imbuto dell'apprendimento

aspe', non datemi meriti che non ho, io quella roba l'ho studiata, non mi ricordo ne dove, ne quando, ne chi fosse l'autore ma non e' farina del mio sacco.

ricordo anche che la prima lezione che ci fecero all'universita' di Pisa ( io ho fatto 1 "finto" anno a Pisa nel periodo in cui facevo il DJ) ... la prima lezione fu "come si studia"

- pasti leggeri e completi, importante mangiare carboidrati a rilascio graduale per non avere gli abbiocchi post pasto

- fare una attivita' sportiva due o tre volte la settimana perche' il sangue deve circolare bene

(passata la fase del corpore sano...)

- luce naturale sui libri per non stancare gli occhi

- silenzio assoluto per non avere distrazioni e potersi concentrare

- postura corretta: schiena dritta e sedia comoda

- si segue la linea dello scritto con un dito ( come alle elementari ) per isolare la tendenza alla lettura periferica

( io per esempio ho una forte tendenza alla lettura periferica e alla distrazione - nel senso letterale del termine, vengo proprio tratto verso altro e seguo ragionamenti circolari piuttosto che lineari)

- se aiuta, leggere a voce alta ... per esempio chi ha la tendenza a distrarsi nei propri pensieri e' aiutato molto dalla lettura ad alta voce.

- si studia in blocchi da 30 minuti, poi si ripete cio' che si e' letto per 15, poi pausa di 15 in cui dovete camminare, potete anche mangiare qualcosa ma no a zuccheri semplici

... altra roba non me la ricordo piu' ... ma e' per dire che i risultati non vengono per caso

ogni tot giorni potete fare il confronto di idee con chi studia le stesse cose, per vedere quanto le padroneggiate


road619runner wrote:

Se la conoscenza venisse trasmessa solo oralmente allora non ci sarebbero falle

in realta' e' piu' importante il confronto di idee che non la trasmissione di dati.

mi spiego: il metodo peripatetico ...

- c'è un insegnante e ci sono alcuni allievi, pochi allievi perche' ognuno di essi si deve confrontare col maestro, diciamo una decina di allievi

- l'insegnante parla di qualcosa ma subito chiede il contributo di pensiero all'allievo stimolandolo a riflettere e a dare un suo contributo

e' un metodo che da grandissimi risultati ma ci vuole un insegnante coi controcogl### ma ci vogliono anche gli allievi curiosi e desiderosi di migliorarsi (non ho scritto "imparare", notatelo)

perche' in realta' la funzione dell'insegnante e' quella di stimolare gli allievi, non di raccontare loro la storiella e poi chi la sa prende 7, chi non la sa prende 4.

in questo metodo non c'è l'interrogazione, non esiste, non avrebbe senso.

e' come se io vi dicessi ( perdonatemi se nell'esempio faccio il maestro, so di non esserne degno): oggi vi studiate le tattiche delle squadre di serie A e domani ne parliamo assieme.

poi l'indomani ne parliamo assieme, io non vi spiego niente, tutti ascoltano tutti, l'insegnante fa in modo che la discussione sia produttiva, stimula la discussione con delle domande, magari apporta anche il suo punto di vista

capite bene che questo metodo porta con se una esplorazione della conoscenza.

e non e' tanto diverso dalle chiacchierate che i vari ricercatori fanno.

Mi riallaccio all'ultima cosa...


road619runner wrote:
Entrano così a far parte di quella che possiamo chiamare cultura personale, anche i nuovi media... senza i quali la nostra capacità di apprendimento sarebbe molto limitata.


pensate a quanto siano potenti in questo senso i nuovi social media.

un forum, facebook, myspace , le email ... youtube ...
ci consentirebbero di mettere su un circolo culturale in pochi secondi e sarebbe fruibile poi nei modi e nei tempi che uno preferisce .

chiaramente il confronto in real time porta con se il vantaggio di capirsi e chiarirsi subito, ma la potenza di questi mezzi e' semplicemente incredibile.

ora pensate a tutta questa potenza che consentirebbe la diffusione della cultura ( in senso lato) gratis ... quindi stiamo parlando di un cambiamento epocale perche' l'accesso alla cultura cambia il volto di un paese, cambia il rapporto tra diversi paesi

ok ... noi che facciamo su facebook ????

per casa andatevelo a studiare, ne parliamo domani
:D
Edited: 09-12-2013 12:42
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[FIMZ2]
President
scaramozzino wrote:
ok ... noi che facciamo su facebook ????



Cazzeggiamo....facciamo i giochini....le catene.....

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scaramozzino wrote:
ok ... noi che facciamo su facebook ????


Io mi ci sono allegramente cancellato da quasi un anno ormai :P

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discriminazione o divertimento ?

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allora ... oggi volevo tentare di parlare di una cosa difficilissima, sicuramente non ce la faro' ma almeno una infarinata ...

cultura globale ( globalizzazione culturale) e risposte particolaristiche / regionali

partiamo dalla definizine che abbiamo cercato di dare della cultura,

una roba che si comunica, che si trasmette, che unisce o definisce una cerchia di PERSONE, e che porta con se dei valori

come tale ( cioe' come valori) la cultura puo' essere anche imposta con la forza, esportata, diffusa come se fosse un prodotto

ecco una delle facce della comunicazione globale e della globalizzazione

siamo negli anni 80,ci arrivano in casa le TV commerciali e nel portafogli una ondata di soldi derivanti da una bolla speculativa, gli anni 80 diventano gli anni in cui i valori dei contadini e degli operai vengono minati alla base ( per sempre ?) dalla bella vita e dalla possibilita' di divertirsi

si passa dal voler sposare una donna a voler andare a letto con una modella, dal risparmiare per il futuro a spendere tutto per apparire, dal volere dei figli a volere un'auto sportiva, dal costruirsi una casa a voler andare in vacanza a San Moritz

siccome pero' devo risolvere un problema sorto adesso... vi lascio con un documentario:

http://www.youtube.com/watch?v=T8aptfYhjgU
Edited: 15-12-2013 11:16
Total edits: 1

Ri: evoluzione del rapporto culturale nel tempo ... ci proviamo

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... ( la vita da MA fa schifo ... )

scrivevo , l'altro giorno, che la cultura, intesa come valori da trasmettere puo' essere importata, esportata, imposta etc ...

per esempio io amo ripetere che siamo i migliori sarti del mondo pero' vestiamo in jeans, siamo i migliori cuochi del mondo ma le catene dei McDonalds e dei ristoranti cinesi funzionano alla grande e si diffondono sempre piu'

l'Italia e' cioe' un territorio globale (relativamente) aperto in cui nuove idee e nuovi stili di vita (che portano con se dei valori ) possono essere importati.

se prendiamo il Marocco, territorio che e' vicinissimo all'italia , assistiamo invece ad una persistente e riconoscibile identità culturale fortemente presente sul territorio.

esprimendoci in altri termini gia' citati sopra ... potremmo dire che le cerchie culturali italiane sono estremamente frastagliate sul territorio tanto che poi a livello di stato e' difficile stabilire se siamo una nazione

( vi ricordo che con "stato" si fa riferimento ai confini territoriali e con "nazione" si fa riferimento ai confini che quel popolo detiene, per cui ci sono alto atesini che si sentono tedeschi anche se vivono in italia e cosi' via)

Facciamo un esempio di cultura imposta: direi che cio' che sta avvenendo in quaesti giorni con AG com potrebbe essere lampante, si sta' combattendo una guerra nel nostro paese che credo non abbia precedenti per quel che riguarda i mezzi impiegati, forse solo che al tempo dei comuni.

Non voglio parlare direttamente di politica, anche perche' l'argomento e' vietato, pero' possiamo certamente fare qualche cenno alle dinamiche.

Avevo gia' scritto se non erro che il governo "democratico" non e' il "governo del popolo" ma il governo della borghesia.

La differenza non e' nemmeno troppo sottile e si sostanzia in prese di posizione che sono spesso di tipo economico dirottando gli investimenti in ambiti che sono molto interessanti per certe categorie e del tutto inutili per altre.

faccio un esempio senno' non mi capite:

uno studio della European Railway Agency fa presente che non e' conveniente investire in sicurezza sui trasporti pubblici oltre un certo livello perche' si spende di meno ad avere qualche incidente e poi a rimborsare: risultato, niente assunzioni in piu'.

ci sono dei settori strategici che non hanno un vero ritorno economico, ma devono essere sviluppati perchè in caso contrario ne soffre lo sviluppo generale del paese.

ad esempio il settore dell'acqua e' un settore in perdita, il settore dell'agricoltura ... quasi in perdita, il settore delle poste.

Come investire e come muoversi su tutti questi settori fa parte di una idea culturale.

Ovvero: a seconda di come ti immagini il futuro tu promuoverai certi tipi di sviluppo piuttosto che altri ( si chiama politica ).

questo lavoro pero' viene svolto quando ( e ci risiamo) le cerchie sono coese e spingono tutte in una medesima direzione, se invece gli nteressi sono frastagliati e un popolo perde il suo spirito nazionale .... chi governa puo' fare cio' che vuole contando su un disinteresse generalizzato.

esempi cruenti di cultura imposta sono le guerre atte a creare nuovi mercati: si conquista militarmente un territorio, ci si manda a ricostruirlo le proprie aziende.

Chiaramente e' il fondamento del capitalismo, che in effetti e' andato in crisi nei periodi storici in cui mancavano nuovi territori a cui addebitare i costi.

( sui bilanci mondiali delle nazioni magari servirebbe un capitolo a parte, voi per ora sappiate che OGNI paese a stampo capitalistico stampa debito ... perche' stampa piu' moneta del valore reale che crea sostanzialmente, quindi per far tornare i conti serve sempre un paese estero che sia in debito con te, in modo da poter falsificare il bilancio )


mi fermo qui perche' mi accorgo che ad ogni frase dovrei scrivere un capitolo e probabilmente tanti concetti cosi' compressi sono anche inutili in quanto incomprensibili.

Ri: evoluzione del rapporto culturale nel tempo ... ci proviamo

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Bel thread con un argomento importante scaramozzino complimenti. Ciò che posso dire a riguardo e che ormai le persone più che interessarsi alla cultura,danno la priorità semplicemente ad una cosa: La felicità. Lo star bene,in tutte le sue forme,viver la vita giorno per giorno. Prendersi tutto ciò che materialmente,e immaterialmente li fa star bene. [tramite il dio denaro; cioé se ne infischiano anche se sei la persona piu interessante,acculturata di tutto questo mondo. conta che hai il denaro, il resto non conta]. Il mio intento non è di generalizzare (perché fortunatamente non sono tutti cosi ma gran parte e non neghiamolo) ,io sto dicendo quello che vedo intorno a me,di esperienze accadute. Cio' che ho vissuto sulla mia pelle personalmente..Ditemi se magari mi sbaglio,che poi è una personale opinione..

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Si poi è vero che si vedono tanti frammenti di cultura moderna pure in questo forum... io ho visto cose che se le raccontassi nessuno mi crederebbe... ho addirittura visto 3ds intitolati Lukasc Merda ! XD

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scaramozzino wrote:
ai tempi andati c'era il rispetto per la cultura: il MAESTRO di scuola (elementare ...quindi niente di che ... ) era una persona a cui portare rispetto, a cui ti rivolgevi con un VOI.


Che ti sei messo a fare? è un casino sto discorso...

Secondo me a monte vanno distinti due tra i possibili significati di cultura:

La cultura personale, intesa come la summa delle esperienze e conoscenze di una persona che fanno della persona stessa un uomo di cultura. Il discorso del maestro che ho quotato va in questo senso.

La cultura di un popolo o di una comunità: discorso molto più complesso e sfuggente, peraltro non collegato a quello precedente.

Il maestro veniva rispettato in quanto persona di una cultura superiore rispetto ai genitori degli alunni o, alternativamente, loro pari.
Cioè: i genitori ignoranti (non è un'offesa) speravano che i loro figli attraverso il maestro elevassero la propria posizione evitando soprattutto la fatica fisica che loro dovevano fare per sbarcare il lunario. Il maestro aveva un grado di istruzione superiore ai genitori e probabilmente uno stipendio migliore, o quanto meno meno sudato, e questo lo rendeva un modello da seguire.

Oggi tutto questo castello è caduto, il maestro è quello che "mio figlio non l'ha capito", che non lo sa valorizzare etc etc. Ho due figli studenti (la piccola a dire il vero va all'asilo), vi garantisco che le feste di compleanno dei bambini sono dei circoli di lamentela dei metodi nazisti delle insegnanti.

In ogni caso il termine cultura (inteso come afferente la persona) deriva dal latino "colere", coltivare. Quindi la cultura è la coltivazione della persona. E mi sembra una definizione insuperabile.

Discorso diverso per la cultura di un popolo, che anche se a monte trova sempre il termine "colere", in realtà in questa accezione deriva da "culto", la coltivazione degli dei. Quindi è un termine che ha a che fare con la sfera religiosa di un popolo.

Paradossalmente è molto più difficile scalfire una cultura personale di una popolare, perché un'analisi dozzinale di una comunità ti rivela quali sono i suoi bisogni e su quelli puoi andare a far leva. Mentre per far breccia nel singolo devi dimostrarti preparato, quasi superare un esame.
Scara citava McDonald e i jeans, che come molti altri fenomeni "importati" hanno fatto leva su un aspetto che la cultura italiana ha sempre trascurato. Il lavoro.
Il jeans era il pantalone dei lavoratori, il fast food la soluzione per la pausa pranzo dei colletti bianchi. Anche le Timberland hanno avuto un percorso simile. Poi un po' di marketing, tanta pubblicità, il sogno americano e il gioco è fatto.
Altri fenomeni mondiali come Starbucks, i vini californiani, o Pizza Hut in Italia o non ci sono oppure hanno percentuali di penetrazione molto inferiori ad altri paesi.

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lupo92 wrote:
Bel thread con un argomento importante ...

si, ma se mi date una mano e' meglio perche' l'argomento e' vastissimo e a seconda anche solo dell'angolazione cui si vede ci sono da scrivere tante, tante cose...

per esempio tu citavi

lupo92 wrote:
le persone più che interessarsi alla cultura,danno la priorità semplicemente ad una cosa: La felicità

ok, perfetto
intanto supponiamo che sia vero, che gia' e' un bel passaggio :D
poi ... siamo sicuri che invece non si di priorita' al "piacere" ?

ovvero,in passaggi semplificati

- la cultura e' portatrice di valori
- ogni nuovo gruppo di potere ruba l'atteggiamento del gruppo precedente

( per cui il nobile che vive nel castello e che sfoggia quadri, cavalli e terreni e' replicato dal borghese che compra la villa anche se non e' il suo ambiente, compra i quadri anche se non li capisce, compra i terreni anche se il suo ambiente e' la fabbrica )

replicando in piccolo questo modello (rifletteteci con calma) l'uomo vuole sfoggiare il meglio di se nei confronti dei suoi pari per apparire migliore dei suoi pari o semplicemente pari.

lo spiego piu' semplice: per essere accettato in quella determinata cerchia di cui vogliamo fare parte 8 che ci appartenga o no) compriamo il jeans perche' tutti hanno il jeans, sfoggiamo l'iphone ultimo modello perche' altri hanno l'iphone

non e' una questione funzionale, e' una questione culturale, cioe' di espressione del se, cioe' di fare propri certi valori onde essere accettati ed integrati.

vi ricordo che eravamo partiti da una particolare definizione di cultura: quella dell'ambito sociologico.

cioe' un ambito che prevede uno studio dinamico del fenomeno e quindi e' in linea con l'argomento che sto' cercando di portare avanti: l'evoluzione del rapporto culturale nel tempo.

........... ok, forse ce l'abbiamo fatta ....


siccome ci interessa l'ottica evolutiva del rapporto culturale ... o magari generazionale ? ... colgo l'intervento di lagnas per qualche spunto di riflessione

Il maestro veniva rispettato in quanto persona di una cultura superiore rispetto ai genitori degli alunni o, alternativamente, loro pari.

e

il maestro è quello che "mio figlio non l'ha capito", che non lo sa valorizzare etc etc

che cosa e' cambiato ?
perche' il nostro giudizio e' cosi' variato ?

evidentemente siamo cambiati noi, evidentemente sono cambiati i valori che portiamo in grembo e che trasmettiamo ai nostri figli ( o magari i nostri figli si creano un mix di valori che non e' solo quello che noi vorremmo trasmettere loro ma pescano cio' che trovano )

Il cambiamento dei valori nel tempo e' un cambiamento culturale perche' cambiano nel tempo - appunto - i valori che quelle cerchie trasmettono e a cui attingono.

riducendo ad assurdo, lo stile di vita diventa una serie di valori

e ancora piu' per assurdo ( ma sono esempi voluti, quindi perdonatemi): essere belli per poi sposare una persona ricca diventa un valore, oppure la volontà di avere un bel vestito o un bel cellulare è maggiore di certi precetti culturali che un tempo erano vivi e presenti e oggi molto meno, per cui e' diventa normale prostituirsi nei bagni della scuola o in una casa di periferia ( consensualmente !).

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scaramozzino wrote:
Il maestro veniva rispettato in quanto persona di una cultura superiore rispetto ai genitori degli alunni o, alternativamente, loro pari.

e

il maestro è quello che "mio figlio non l'ha capito", che non lo sa valorizzare etc etc

che cosa e' cambiato ?
perche' il nostro giudizio e' cosi' variato ?


Credo sia semplicemente un cambiamento generazionale. Correggetemi se dico una cagata:
I genitori di oggi sono i bambini di 30-40 anni fa. Spesso sento gente di questa generazione parlare del loro rapporto con i rispettivi genitori, di quanto fossero inflessibili in certi casi. Tipo: "se io rispondevo così mi beccavo un ceffone" e simili.

Io ho l'idea che se in famiglia si cresce in un estremo, magari non piacevole, da maturi si cerca di essere l'opposto, quindi essere più di manica larga e permettere di più al figlio. Di conseguenza giustificarlo anche davanti all'insegnante di turno

E' proprio un modo di educare più flessibile, in alcuni casi troppo flessibile

Anche il fatto che si fanno figli ad un'età sempre maggiore può influire. Mi sembra che i genitori un po' più in là con gli anni sono più permissivi, si comportano un po' più da nonni forse
 
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